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Contratto Farmacie Private. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs: «Ferderfarma sa bene qual è il motivo della rottura»

Roma, 16 maggio 2025 – Un comunicato di Federfarma di commento ad una precedente comunicazione delle organizzazioni sindacali sulla rottura del tavolo per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro diramato in queste ultime ore è un capolavoro di contraddizioni.

“Federfarma sa benissimo – dichiarano le organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – che la trattativa per il rinnovo del contratto si è interrotta in ragione della proposta di incremento salariale di sole 120 € formulata dalla stessa Associazione”.

Le organizzazioni sindacali sottolineano come la questione dell’aumento salariale sia stata al centro degli ultimi incontri con la controparte datoriale, che non ha manifestato alcuna intenzione di andare incontro alla loro proposta, mantenendo il punto su una cifra modestissima per coprire un intero triennio di vigenza contrattuale.

“E' evidente che – proseguono le tre sigle – Federfarma non consideri il salario uno strumento prioritario per riconoscere il giusto valore alla professionalità. Se i dipendenti da farmacie private che hanno retribuzioni inferiori a quelle di farmaciste e farmacisti loro colleghi che operano nell’ambito delle parafarmacie, vuol dire che chi dichiara di voler riconoscere valore al lavoro dei propri dipendenti dimostra di volerlo fare solo a parole”.

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LIDL Italia, i sindacati proclamano lo stato di agitazione e una giornata di sciopero nazionale il 24 maggio per il nuovo Contratto integrativo aziendale

Roma, 15 maggio 2025 – Le organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno proclamato lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di LIDL Italia, con il blocco degli straordinari e dei supplementari e indetto una giornata di sciopero nazionale prevista per sabato 24 maggio, per l’intero turno di lavoro. Saranno proclamate ulteriori ore di sciopero da articolare a livello territoriale.

La decisione è maturata al termine dell’incontro con la direzione societaria tenutosi a Bologna il 14 maggio, dopo una lunga trattativa per il Contratto integrativo aziendale applicato ai circa 23.000 dipendenti in Italia della multinazionale tedesca della grande distribuzione organizzata.

“Dopo diversi mesi di negoziato, l'unico incremento salariale proposto da LIDL è una somma in buoni spesa. Una proposta del tutto inadeguata – affermano i sindacati – che non risponde alle richieste avanzate nel corso del lungo negoziato e non corrisponde alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati nella rete vendita, nella logistica e nelle sedi”. 


Le richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali, finora respinte da Lidl Italia, comprendevano la costituzione di un premio di risultato, l’introduzione di una quota fissa aggiuntiva di salario e il riconoscimento dei buoni pasto, tenendo conto “dell’andamento economico di LIDL Italia, caratterizzato nel corso degli anni da crescita sostenuta del fatturato (LIDL Italia ha un fatturato di oltre 7 miliardi di euro), da ampliamento della quota di mercato nell’ambito della grande distribuzione e soprattutto da utili di bilancio rilevanti, (negli ultimi 5 anni di bilancio presentati l’utile ante imposte di LIDL è stato di 1,3 miliardi di euro circa).

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs ritengono che le lavoratrici e i lavoratori di LIDL siano i protagonisti principali di questi risultati e meritino la redistribuzione degli utili che l’azienda fa ogni anno. Un altro nodo critico è l’organizzazione del lavoro, con problemi evidenti su carichi, programmazione e certezza degli orari, in una realtà dove circa il 75% dei dipendenti ha un contratto part-time.

“Mancano schemi orari predefiniti, programmati e certi” stigmatizzano i sindacati sottolineando che “l’attuale gestione degli orari di lavoro dei part time non risponde allo spirito del dettato normativo e contrattuale”. “Alla luce della rigidità dell’azienda e dell’assenza di un mandato negoziale per avanzare nuove proposte – concludono Filcams, Fisascat e Uiltucs – la proclamazione dello stato di agitazione è un passaggio necessario per imprimere una svolta alla trattativa”.

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Eataly, c’è intesa sul Premio di Risultato 2025 fino a un dodicesimo della retribuzione annua lorda

Roma, 15 maggio 2025 – Prosegue il negoziato tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e la direzione aziendale di Eataly per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale applicato ai circa 1.400 dipendenti della catena di punti vendita specializzati nella vendita e nella distribuzione di prodotti alimentari made in Italy. Nell’ambito del confronto le organizzazioni sindacali e la direzione societaria hanno sottoscritto l’accordo sul premio di risultato 2025, che sarà erogato entro giugno 2026.

L’impianto del premio conferma le caratteristiche del precedente e prevede una struttura tripartita: una quota del 35% legata al fatturato Italia (obiettivo solidaristico), un 35% al fatturato di negozio e il restante 30% al parametro qualitativo di negozio, valutato tramite il sistema del mistery client. Una novità positiva riguarda il ritocco migliorativo del parametro qualitativo del mistery client applicato sull’obiettivo di negozio: basterà raggiungere il 90% dell’obiettivo per ottenere il 100% della quota associata, migliorando quindi l’accessibilità al risultato. L’erogazione del premio resta subordinata al raggiungimento dell’obiettivo di EBITDA Italia a budget; tuttavia, è confermato anche per il 2025 il meccanismo di salvaguardia che consente, in caso di scostamento negativo dal budget ma miglioramento rispetto al consuntivo 2024, l’erogazione del 50% del premio.

Resta invariata la possibilità per i lavoratori e le lavoratrici di convertire volontariamente il premio in welfare, beneficiando del relativo vantaggio fiscale. L’importo del premio si conferma pari a un dodicesimo della retribuzione annua di riferimento, valorizzata dagli aumenti previsti dal rinnovo del CCNL del 2024. Il confronto sul rinnovo del CIA prosegue intanto su temi cruciali: organizzazione del lavoro, orari, lavoro domenicale e festivo, part time, inquadramenti professionali e welfare aziendale. Tra le ipotesi discusse, la sperimentazione della settimana lavorativa su 5 giorni per i full time, con eventuale ricorso volontario agli orari spezzati, da definire a livello territoriale tra RSA, sindacati territoriali e direzione aziendale.

Le organizzazioni sindacali hanno ribadito la necessità di un’organizzazione del lavoro che migliori la qualità del tempo e la conciliazione vita-lavoro, attraverso una più equa rotazione del lavoro domenicale e il riconoscimento di domeniche libere per tutti, tenendo conto delle peculiarità dei singoli punti vendita. Durante l’incontro, l’azienda ha sollevato il tema delle assenze per malattia breve e nel weekend, segnalando alcune criticità e proponendo una revisione della previsione attuale sul pagamento al 100% della carenza.

I sindacati, pur riservandosi una valutazione nel merito, hanno richiesto all’azienda una reportistica dettagliata per negozio, reparto e giorni della settimana, riaffermando l’importanza di tutelare i lavoratori colpiti da patologie serie e di lunga durata, sia sul piano economico che della conservazione del posto di lavoro.

La trattativa proseguirà in plenaria il 17 giugno a Firenze, mentre sarà convocato a breve un nuovo coordinamento unitario Eataly in presenza, in vista del prossimo incontro. Soddisfazione in casa Fisascat Cisl- «L’intesa sul premio di risultato 2025 - ha dichiarato Laura Capitale, operatrice della federazione cislina - conferma un’impostazione positiva e premiale, con un meccanismo equo e progressivo che riconosce l’impegno collettivo e il miglioramento della qualità del servizio». «Parallelamente – ha concluso la sindacalista - stiamo affrontando con determinazione il negoziato per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, ponendo al centro temi fondamentali per la vita quotidiana delle lavoratrici e dei lavoratori: orari sostenibili, tutele nei festivi, conciliazione vita-lavoro e un’organizzazione più giusta e partecipata del lavoro. Serve un’intesa moderna, coerente con i valori che Eataly dichiara di rappresentare».

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Farmacie Private, interrotta la trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale

Roma, 13 maggio 2025 – La trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro delle Farmacie Private si è interrotta per l’indisponibilità di Federfarma ad accettare la proposta di adeguamento salariale proposta dalle organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Sono circa 60mila le lavoratrici e i lavoratori dipendenti interessati dal negoziato.

L’associazione datoriale si è infatti orientata su un aumento economico salariale nel triennio di 120,00 euro.

Una cifra che i sindacati hanno reputato totalmente inadeguata se rapportata alla loro richiesta, avanzata nel corso di precedenti incontri e basata sul calcolo del differenziale di inflazione registrata nel corso del periodo di vigenza del contratto in essere e dell’inflazione programmata per il prossimo triennio.

Il lavoro del farmacista è cambiato negli ultimi anni: il contesto del settore sta infatti consolidando (anche per effetto della sottoscrizione dell’accordo di convenzione con lo Stato siglato dalle associazioni Federfarma e Assofarm) i servizi che si svolgono in farmacia, con la conseguente crescita della professionalità offerta da parte del personale, sia esso laureato ed iscritto all’ordine che nel caso degli operatori non laureati.

Il maggiore impegno professionale, l’indisponibilità ad incrementare i salari e orari lavorativi sempre più gravosi sono i fattori che rendono la professione della farmacista e del farmacista sempre meno attrattiva.

“Questo fatto – sottolineano Filcams, Fisascat e Uiltucs in una nota – non può non essere affrontato con coraggio: crescita professionale, qualità della vita, conciliazione tra la vita personale e il lavoro, oltre alla questione salariale, sono i temi più sensibili e sentiti portati al tavolo della trattativa”. I rappresentanti sindacali reputano parziali o completamente insufficienti le risposte arrivate da Federfarma.

“Sembra che i titolari di farmacia – si legge ancora nella nota sindacale – non si rendano conto della situazione: pare non avvertano il vento del cambiamento, che se non governato rischia di spazzare via una professione nobile ed un servizio essenziale alle cittadine e ai cittadini”.

Per questi motivi, a seguito del risultato della riunione odierna, le federazioni nazionali di Filcams, Fisascat e Uiltucs avviano lo stato di mobilitazione secondo un quadro di iniziative a carattere nazionale e territoriale che verrà definito nel corso del coordinamento unitario già fissato al prossimo 19 maggio.

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Cerved Group, scatta un nuovo stato di agitazione per i 2.700 dipendenti della tech company specializzata in servizi alle imprese

Roma, 13maggio 2025 – Scatta un nuovo stato di agitazione per i 2.700 dipendenti di Cerved Group, la tech company italiana specializzata in servizi alle imprese. La protesta, che segue le iniziative di sciopero e mobilitazione degli ultimi mesi, è stata indetta dalle organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs insieme al coordinamento unitario delle delegate e dei delegati, a fronte di prospettive aziendali sempre più incerte e di intenzioni strategiche sempre meno comprensibili, anche a causa dei frequenti cambi al vertice.

In occasione dell’ultimo incontro con la direzione aziendale, svoltosi lo scorso 6 maggio, l’azienda ha comunicato l’ennesimo avvicendamento nella governance, con l’ingresso del nuovo CEO e del nuovo Presidente, senza tuttavia fornire alcuna rassicurazione rispetto al futuro del Gruppo. Le organizzazioni sindacali hanno espresso forte preoccupazione per l’assenza di una visione chiara e condivisa sul piano industriale, chiedendo un confronto diretto con il nuovo management e annunciando l’intenzione di portare la vertenza all’attenzione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per ottenere maggiore trasparenza sulle strategie aziendali. Allo stesso tempo, l’azienda ha dichiarato la volontà di modificare l’attuale accordo sullo smart working faticosamente raggiunto, regolato dal contratto integrativo aziendale, proponendo un aumento significativo dei rientri mensili in sede per i lavoratori da remoto: da 5 a 12.

Una proposta giudicata irricevibile dalle organizzazioni sindacali, che hanno ribadito come lo smart working rappresenti un elemento centrale di un’intesa più ampia, che comprende anche la riduzione dell’orario di lavoro a 38 ore settimanali. Mettere in discussione una parte dell’accordo significa, di fatto, mettere in discussione l’intero impianto contrattuale. In un contesto segnato da forti incertezze e relazioni industriali in rapido deterioramento, anche i nuovi programmi formativi annunciati dall’azienda risultano scollegati da una strategia chiara e appaiono fonte di ulteriore preoccupazione.

Le modalità delle iniziative di mobilitazione saranno definite nel corso della prossima riunione del coordinamento nazionale unitario in programma il 15 maggio.

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McDonald’s, sciopero il 7 maggio: presidio e flash mob alle 14:30 al Palacongressi di Rimini

Roma, 5 maggio 2025 – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno indetto per mercoledì 7 maggio 2025, a partire dalle ore 14:30, un presidio nei pressi del Palacongressi di Rimini, in concomitanza con la convention annuale organizzata da McDonald’s Development Italy, alla quale parteciperanno i 170 licenziatari del marchio presenti sul territorio italiano. Nel corso dell’iniziativa è previsto anche un flash mob promosso dalle tre organizzazioni sindacali.

La mobilitazione vuole denunciare il persistente rifiuto della multinazionale e di parte dei licenziatari ad avviare un tavolo di confronto per la sottoscrizione di un contratto integrativo aziendale di gruppo, richiesto da tempo dalle organizzazioni sindacali a livello nazionale e territoriale.

Un contratto di secondo livello – come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Ristorazione sottoscritto e rinnovato il 5 giugno 2024 – è fondamentale per riconoscere condizioni di miglior favore sul piano economico e normativo da applicare agli oltre 4.000 dipendenti della McDonald’s Company e dei circa 31.000 lavoratori impiegati nei punti vendita in franchising.

«La mobilitazione – affermano Filcams, Fisascat e Uiltucs – continuerà finché McDonald’s non riconoscerà ai propri dipendenti la dignità e il rispetto che meritano, accettando di aprire un tavolo negoziale per definire un contratto integrativo aziendale, così come già avviene con altri grandi operatori della ristorazione nel nostro Paese».

Il marchio McDonald’s è il maggior datore di lavoro della ristorazione commerciale in Italia, ma i suoi lavoratori si trovano spesso in condizioni meno favorevoli rispetto a quelle garantite da altri gruppi del settore che hanno già siglato contratti di secondo livello.

Le lavoratrici e i lavoratori McDonald’s meritano di più.

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